I temi trattati in questo libro sono storici nel senso che è la storia a dar loro significato.
CAP. 1° - I
“Piccoli fatti” e la storia sociale dell’educazione in Italia -
Un posto
speciale spetta a quei percorsi che hanno creato nuovi legami tra l’astratto e
il concreto, tra le dottrine e i fatti, tra il generale e il particolare, tra
l’ideale e il reale dei processi educativi.
A partire
dalla seconda metà del Novecento la maggiore produttività degli storici
italiani dell’educazione ha rafforzato i legami tra la struttura sociale e i
processi educativi.
Dal
convegno di SIPED del 1996 si è cominciato ad usare il termine “storie
dell’educazione”.
I termini
“educazione” e soprattutto “sociale” erano quasi assenti dal lessico pedagogico
italiano prima degli anni ’60 e ’70, ma trovano infine un loro posto nel 1990
fra le categorie correnti e ufficiali.
Nel 1994
viene sancito il riconoscimento della vita sociale come area degna della
riflessione educativa.
Il termine
“sociale”, che coincideva con la istituzioni sociali, negli ultimi decenni si
riveste di nuovi significati.
Un valido
contributo alla storiografia italiana è stato dato dalla scuola francese delle
Annales.
Ci sono 5 passepartout di cui 3 forze storiografiche e 2
forze sociali.
Le forze
storiografiche:
1- la storiografia marxista, in quanto
il termine “storiografia” si riferisce all’analisi dei fatti, e quella marxista
ha valorizzato l’educazione come prassi a livello europeo
2- il sociologo Goffman ha introdotto
una nuova categoria, quella delle abitudini e del comportamento di una società
(prendendo come esempio gli Stati Uniti). Anche Dewey ha introdotto l’abitudine
e ha sottolineato che per fortuna ci sono proprio i giovani i cambiarle
3- la scuola delle Annales e i suoi
studiosi, come per esempio Le Goff e Febvre, hanno invece parlato di senso del
tempo, affermando che ogni persona vive la stessa esperienza con “marce”
diverse.
Le forze
sociali:
1- i cambiamenti sociali provocano
cambiamenti anche nelle abitudini
2- la stampa editoriale del periodo si
è anch’essa interessata maggiormente alla quotidianità nel passato
È quindi
necessario capire l’importanza dei “piccoli fatti” e del quotidiano, perché
sono proprio questi a dar vita a cambiamenti più significativi.
Dai 5
passepartout cogliamo 3 importanti contributi riguardanti il quotidiano:
·
secondo
Elias il quotidiano diventa luogo di verifica dei comportamenti individuali che
determinano poi le più trasformazioni sociali più generali
·
la
scuola delle Annales afferma piuttosto che il quotidiano pone dei nuovi
interrogativi alle categorie interpretative e ai tradizionali criteri di
periodizzazione utilizzati nella storia sociale dell’educazione
·
il
quotidiano si presta ad essere usato come legame tra il senso comune e il
discorso pedagogico.
La quotidianità
è il luogo in cui si manifesta la responsabilità femminile, è il perno delle
tradizioni educative e stimola il rinnovamento.
Per questi
motivi è necessario riconoscere l’importanza che la vita ogni giorno ha
acquisito in questi ultimi decenni.
CAP. 2° -
La figlia di Mnemosine -
Nella
cultura antica la storia era legata alla Musa Clio, figlia di Mnemosine la
quale era la dea della memoria naturale e donò alla figlia il potere di non far
scordare gli eventi e i loro protagonisti.
Questa Musa
inspirò l’attività dello storico e l’educazione del cittadino.
La storia è
molto importante per comprendere il presente, infatti ogni generazione torna ad
interrogarsi sul passato per poter comprendere meglio la proprio identità
collettiva nel presente.
Sta maturando
negli ultimi anni un’alleanza tra ricercatori e docenti, riguardante
l’insegnamento della storia nelle scuole.
Sia chi
scrive di storia sia chi la insegna hanno il compito di selezionare il vero dal
falso.
Lo storico
e il docente si interessano di chi siamo oggi per comprendere meglio chi
eravamo ieri.
Tuttavia
ancora nelle scuole la storia viene proposta come un corpus limitato di
conoscenze suddivise in livelli da apprendere gradatamente, e non come una
disciplina fatta di teorie e di prassi.
La legittimità
dell’indagine storica, non sta nello studio del passato in sé, ma nello studio
della civilizzazione.
Lo scopo
dell’educazione è quello di creare un contesto adeguato di apprendimenti e di
percorsi didattici. Per esempio è bene che la scuola dia la possibilità agli
studenti, soprattutto a quelli più giovani, di identificarsi nella storia che
studiano.
Infatti una
storia su misura permetterebbe agli alunni di potenziare le proprie facoltà
personali e il senso di responsabilità civile.
CAP. 3° - A
proposito di buone maniere -
È stato
Norbert Elias a introdurre le buone maniere nel processo di civilizzazione.
Le buone
maniere dopo la rivoluzione del 1789 hanno cambiato se stesse, hanno nuove
leggi e si sono messe al servizio del progresso sociale.
Il termine
“gentiluomo” riveste nel 19° un significato positivo; si riferisce infatti a
quegli uomini che hanno appreso tutte le doti per poter aver successo nel mondo
femminile.
Si fa
strada anche il sentimento, inteso come l’apprendimento del buon gusto e la cura
delle relazioni con gli altri e con le cose.
Dunn,
psicologa dello sviluppo, ha approfondito le origini emotive e ha scoperto che
i bambini in età precoce e della scuola materna, ricorrono a rituali spontanei:
usano per esempio la cortesia come strumento si pacificazione.
I lattanti
distinguono le emozioni attraverso interazioni definite “protoconversazioni”.
Le buone
maniere sono state inserite nelle regole universali della socializzazione, e
D’Urso ne individua 3:
-
le
convenzioni sociali e i parametri del comportamento
-
il
controllo delle emozioni
-
la
comprensione delle emozioni altrui
La
tradizione della cortesia e della galanteria nelle donne da un lato mascherava
l’oppressione del secondo sesso e dall’altro forniva alle donne un’arma
ideologia nella battaglia contro le barbarie maschili.
CAP. 4° -
Metamorfosi medievali nei “Per nozze” dell’Ottocento -
Il pubblico
colto urbano si servì dei “Per nozze” in occasione di matrimoni, battesimi e
funerali.
Nei “Per
nozze” si può individuare il rapporto tra i neo-coniugi così come veniva inteso
dal Medioevo.
È
significativo il trionfo del bianco, che mentre ai tempi di Gregorio Magno era
inteso come simbolo della purezza, nell’Ottocento diventa sinonimo di innocenza
e verginità.
In
Inghilterra lo stato e il clero conferivano la piena autorità al padre/marito.
I Nuptialia
sono dei manufatti decorati con poesie latine.
I “Per
nozze” si rivelarono dei documenti complessi e degni di maggior attenzione,
anche per il fatto che erano stranamente destinati soprattutto al pubblico
femminile, mentre in quel periodo invece l’élite dei saperi era gelosamente
tenuta segreta dal gruppo maschile.
Contro il
pensiero del tempo, invece, Zambrini intendeva addottrinare le donne a tutto il
sapere umano.
Il “Per
nozze” faceva la sua comparsa dopo la cerimonia, e poteva essere donato alla
sposa da famigliari, genitori o amici.
All’interno
dei libretto era spiegato il comportamento che dovevano adottare i neo-coniugi,
ma soprattutto la donna relegata alle faccende domestiche, e che non poteva
assolutamente reclamare alcuna uguaglianza.
CAP. 5° -
Studentesse e studenti nel corso di pedagogia -
Urbino come
campus universitario è stata tra le prime città a liberalizzare i piani di
studio, ad abolire gli esami di ammissione e a favorire la crescita delle
iscrizioni; inoltre è una delle città italiane in cui popolazione studentesca
supera quella locale.
Le ragioni
per cui è importante riflettere sulle ripercussioni che le vicende scientifiche
e didattiche della pedagogia hanno avuto sugli studenti sono essenzialmente 2:
-
è
nella natura della pedagogia interessarsi a ciò
-
una
facoltà non è fatta solo di lezioni, organizzazione e docenti, ma anche dagli
alunni, senza i quali non ci sarebbe università
Nel 1937
quando Carlo Bo era rettore e docente, l’ateneo aveva 3 facoltà:
giurisprudenza,
farmacia e magistero.
CAP. 6° -
Nostre signore della scuola -
La storia
delle insegnanti è la storia della loro battaglia contro la loro non
uguaglianza rispetto agli insegnanti maschi, che venivano meglio formati e
avevano diritto ad uno stipendio più alto.
La
femminilizzazione dell’insegnamento è più alta in Italia di tutti gli altri
paesi industrializzati.
Le cause
dei minor successo scolastico dei ragazzi è legato alla maggior presenza di
insegnati femmine rispetto ai maschi, alla maggioranza delle studentesse nelle
scuole; gli studenti non riescono quindi ad identificarsi in un modello
maschile.
La scuola
di una società democratica non può rinunciare all’idea della felicità di
insegnare.
CAP. 7° -
Nel grembo della miseria -
Il motivo
più grosso della povertà è il fatto che non si investe sul capitale
intellettuale.
Dal punto
di visto psicologico le persone in miseria sono persone rassegnate e che
pensano di non poter mai cambiare la loro situazione.
Il movimento
storiografico delle Annales ha scoperto che la mente è più lenta rispetto ai
processi economici.
Ci troviamo
nell’epoca delle passioni tristi perché i legami tra le persone sono deboli e
sempre più vuoti.
La Nussbaum recupera l’idea di cooperazione e
parla di intelligenza delle emozioni.
CAP. 8° -
Con gli occhi delle donne -
Per poter
capire il genere è necessario avere un approccio pragmatico.
Diventare
maschi o femmine è un apprendimento che si svolge durante la crescita.
Uno dei
compiti fondamentali dell’educazione è quello di sviluppare il sentimento
sociale.
La nostra è
una società del rischio perché i legami sociali sono frammentati ed è sempre
più difficile creare progetti condivisi.
La
consapevolezza della cultura della parità si è manifestata in Italia
soprattutto intorno il 1970 e il 1980 con attività di vario genere.
Se la
scuola è il luogo in cui la parità non è soltanto formale, allora si dovrebbero
proporre attività più adatte e rispondenti alle esigenze degli studenti.
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