lunedì 21 maggio 2012

Riassunto de "Il Trionfo del Corpo" di Hervé Juvin

All’origine di tutto c’è la lunga vita: nel 1900 la speranza di vita dei paesi sviluppati era al massimo di 45 anni.
Le prime tavole di mortalità le abbiamo grazie a Luigi XVI che creò le prime assicurazioni contro gli incendi.
C’è una rottura tra la vita breve del secolo scorso e la lunga vita di questo secolo che triplicando la speranza di vita, ha portato alla creazione di un’altra vita, un altro uomo: la popolazione aumenta non perché ci sono più nascite, ma perché ci sono meno morti e di questo ne risentono tutti gli aspetti della vita umana.
Una seconda rottura è però la separazione del mondo: in alcune zone la speranza di vita è diminuita a causa di alcolismo, AIDS, povertà, ecc.
A questo punto la vecchiaia non è più un aspetto fisico: un anziano si sente vecchio, perché è il suo morale che lo fa sentire tale, ma il corpo è ancora vigoroso. Un uomo di settant’anni ha ancora un’altra vita davanti a sé ormai.
C’è un’altra particolarità: coesistono cioè 5 generazioni dai bisnonni ai nipoti e il problema è che non si ha più i ruoli tradizionali.
Bisogna trovare il proprio ruolo: la sensualità non è più dedita alla procreazione e questo fa sì che i nonni potrebbero diventare tali nell’età della passione.
Sono cambiati i “tempi”: l’adolescenza inizia intorno ai 10-14 anni e finisce intorno ai 20-30 anni; i giovani adulti diventano responsabili sempre più tardi (intorno ai 30-45 anni); gli adulti sistemati si riconoscono dal carattere duraturo delle proprie scelte. Ciò succede a causa della prolungata presenza dei genitori.
Dopo la lunga vita, c’è l’abbondanza di denaro e i privilegi che comporta soprattutto in Europa, Stati Uniti e Giappone: ciò è frutto di rivoluzioni.
Questo fatto si riscontra per esempio nelle pensioni che ricevono gli anziani rispetto al secolo precedente.
Il conflitto tra legge e corpo è proprio qui: la legge decide l’età pensionabile e cerca di liquidare gli over 50.
Un elemento che favorisce la lunga vita è la pace o meglio l’illusione della bontà del mondo, ma l’Europa ha comunque dato prova della sua bontà con l’abolizione della pena di morte.
Ma l’illusione di una guerra contro alcol e droga porta ad illudere dell’idea di una guerra senza morti; questo è il prezzo da pagare per il “trionfo del corpo”.
Con la pace svaniscono alcuni aspetti della supremazia maschile e si estende quella femminile. Per la prima volta nella storia dell’occidente la vita buona è quella dedicata al piacere, vivere bene con gli altri e con sé stessi.
Per fare ciò è necessario tranquillizzare l’anima.
Il corpo e la mente vedono la loro relazione trasformarsi: ora regna il corpo (ossa, muscoli, sesso, pelle) mentre prima regnava l’anima (intelligenza, spirito, ecc).
Importante è anche la tecnologia, in quanto ci libera dall’intelligenza e dal pensare. Infatti, la rivoluzione informatica con l’intelligenza assicurano il trionfo del corpo sull’anima.
Il corpo così si emancipa dallo stato, dall’ordine con i piercing, le mutilazioni.
Con tutti questi cambiamenti cambia anche la morte: si sceglie come morire!
Questo corpo è nuovo, perché può affrontare la vita senza soffrire; infatti, i praticanti di sport estremi lo fanno per avvicinarsi alla morte e al dolore.
Si pensa che sia crudele prolungare la vita di una persona pesantemente “handicappata”: bisognerebbe aiutare a morire. Bisogna permettere alle persone di fare della propria morte l’ultimo atto di libertà.
È così avvenuta la fine della terra, dei suoi raccolti, le stagioni non esistono più e non producono più schiene curve. Questa rottura con la terra è intesa come natura, verità.
Nasce una nuova alleanza tra corpo e virtuale e le conseguenze sono svariate:
-      aumento di muscoli, statura;
-      miglioramento dell’alimentazione;
-      ma anche mal di schiena;
-      e invenzione del lavoro in ufficio.
La trasformazione essenziale è che non si vendono più i propri prodotti ma il proprio lavoro.
Si comincia così a trasformare il corpo in attività umana (pecore clonate, banche di organi).
La società dell’invenzione del corpo è la società dell’indeterminatezza; indeterminatezza dell’età, della razza, del sesso e che ci libera dalle cosiddette leggi della natura. Ciò si esprime per esempio anche in TV con la presenza di transessuali.
In questa società la Natura si elimina: è cambiata ed è costituita dalla sua idea; la Natura è desiderata, idealizzata. Nel momento in cui la sua rappresentazione è più importante della sua realtà, siamo di fronte alla fine della Natura.
Ciò comporta la seconda morte di Dio: il Dio del quotidiano, umile e anche la morte del Dio del reale.
È anche la fine del sacro: le proibizioni delle modifiche del corpo sulla quale le tre grandi religioni monoteiste insistevano, è stata travolta dalla facilità della chirurgia estetica.
Le persone hanno così delle nuove identità dovute alla presenza di Internet e del web, perché l’uomo vuole specchiarsi ed essere autore di sé stesso.
L’uomo nuovo nasce quindi dall’indeterminatezza.
Le nascite sono sotto controllo: al giorno d’oggi è possibile fare dei test sugli embrioni per verificare la predisposizione alla malattia, si possono scegliere i caratteri principali del bambino; i bambini hanno il dovere della perfezione.
Queste innovazioni mettono fine alla riproduzione, ma valorizzano la produzione di bambini.
La nascita è infatti ora una scelta; anche la morte uscirà, come la nascita, dal dominio della natura e diventerà una scelta.
Ma la salute prima dipendeva dalla fortuna e dagli Dei tanto che la lunga vita era considerata un dono (per esempio in Inghilterra il suicidio è un crimine).
Con lo sviluppo del corpo è nato anche un “mercato della riparazione”: gli organi malati vengono sostituiti con altri sani. Ciò si allontana dalla salute vera e propria e si avvicina alla riparazione-trasformazione del corpo.
Si sviluppa così anche il senso di “bellezza”: grazie alla chirurgia estetica il corpo si trasforma anche esteriormente (àrottura tra anima e corpo, interiorità ed esteriorità).
Tra il 1950 e il 2000 le forme degli uomini e delle donne si sono allungate e assottigliate. Questa viene chiamata “metamorfosi del corpo” avvenuta anche grazie al cambiamento/miglioramento dell’alimentazione e della cura di sé.
Questa metamorfosi c’è anche nel comportamento: i giovani, avendo visto riviste e film non adatti a loro, modificano il loro corpo pensando a quegli attori come modelli da seguire. In ogni caso anche questo è un modo per prendersi cura di sé.
Di conseguenza il corpo smette di essere ciò che è o meglio era fino a pochi decenni fa (stanco, sporco, vecchio).
Fin dall’antichità gli uomini hanno “scelto” una donna per procreare e al tempo stesso creare un erede per il patrimonio assicurandosi un futuro; oggi esiste sempre il patrimonio, ma ricopre una funzione diversa: preservare la ricchezze.
Oggi gli antenati (nonni, bisnonni) sono qui presenti e contribuiscono alla formazione di una società orizzontale grazie al rapporto con il lavoro e il denaro.
Questa società è formata da gente che vota, che pesa e che ha conquistato il trionfo del corpo; questa è l’ultima generazione.
Fra le generazioni, però è rimasta solo la circolazione di quel denaro che assicura delle condizioni di vita migliori.
In questo modo l’ultima generazione sta creandone una prima: quella senza genitori, senza amici e che deve pagare ciò che i genitori e gli amici fornivano gratuitamente.
Questa condizione della vita può essere considerata come il prolungamento della rivoluzione antropologica del XVII secolo.
Il privato prende il potere sul pubblico: si prova piacere sono con chi si sceglie; non c’è più separazione tra politica e sessualità, tra godimento e intimità; queste liberazioni costumi portano alla nascita del giudizio, che è nemico del desiderio.
Ciò accade perché esiste l’onnipresenza della sessualità fino a raggiungere l’insignificanza.
La società si è quindi imposta come compito la produzione del desiderio e tutto ciò comporta un’alleanza tra sesso e mercato che porta alla normalizzazione del piacere. Scopare quindi il senso del bene e del male.
Si arriva così all’intimità dei comportamenti di consumo: un fumatore, un guidatore o un bevitore incallito fanno gravare le loro azioni sulle spese sanitarie pubbliche (tutte spese superflue). E il corpo muore per questi eccessi.
Il primato del corpo quindi restituisce il dominio sull’economia, cioè è la fine dei mercati finanziari.
Ora niente vale più del corpo umano: prima era l’anima che era sacra, ora invece è il corpo ad essere considerato sacro.
Le industrie hanno contribuito all’esaurimento del mondo utilizzando gratuitamente acqua, suolo, aria prelevandoli dalla Natura.
Nel Rinascimento e nell’Illuminismo si aveva l’ossessione del nome; nel XXI secolo invece si ha l’ossessione per il prezzo. Ciò accade perché sono finiti i tempi della gratuità della Natura a causa delle scarse risorse.
Il prossimo capitalismo investirà quindi sul corpo, sulla sua procreazione e produzione; vi è dunque un cambiamento di traiettoria: nuova preferenza per la salute, la vita e il benessere.

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